Di: Olga D'Ariano
scrittrice
"Qual'è
il primo ricordo della tua infanzia?" è la domanda che mi è
stata posta da un amico, voglio raccontarlo a lui e a voi lettori
ora, qui.
Eravamo
in una casa che non era la nostra, forse ospiti, credo di aver avuto
tre anni e mezzo al massimo quattro.
Era
estate e fuori casa si stava bene sotto l'ombra degli alberi
allineati, con poco ordine, difronte alla casa, non erano molto
distanti, sembravano formare una recinzione.
Massimo
era nel passeggino, probabilmente dormiva, io, invece, saltellavo di
qua e di là, sembravo una trottola, giravo su me stessa poi mi
fermavo di colpo e osservavo, mi piaceva vedere che mentre io ero
ferma tutto il resto si muoveva in circolo, era divertentissimo per
me, in fondo, chi non lo ha mai fatto da bambino? Penso tutti.
Quando
mi stancai di questo gioco mi avvicinai a quel roseo fagottino che
era nel passeggino, respirava lentamente, con gli occhi chiusi,
ignaro, ancor più di me, del mondo.
In
quel momento pensai a come lo cullava colei che per molti anni
chiamai mamma, così volevo provare anche io, mi alzai in punta di
piedi per arrivare alla sbarra e strinsi le piccole dita, volevo solo
cullarlo, spingendo il passeggino avanti e poi tirando indietro, ma
qualcosa andò storto.
Portai
il passeggino avanti e poi dovevo tirarlo in dietro, ma era pesante,
troppo pesante per me.
Caddi
e avendo entrambi le mani aggrappate mi portai anche Massimo con
tutto il passeggino sopra il mio corpo.
Non
sentii dolore, solo tanta, tantissima, paura.
Mi
sentivo intrappolata sentivo il peso su di me, e Massimo cominciò ad
urlare e piangere essendo stato svegliato, dal suo sonno profondo.
La
sua vocina era così acuta da far male alle orecchie, cominciai a
piangere, mi
sembrava di non respirare.
Non
ricordo chi venne in nostro soccorso, e per fortuna nessuno di noi si
era fatto male, avevo solo qualche graffio io, che mi ero procurata
nella caduta, Massimo stava bene, fu
solo un terribile spavento.
Mi
ripresi subito ricominciando il gioco che avevo interrotto, e Massimo
tornò a dormire.
Era tutto finito bene.
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