COSA SI INTENDE PER SEMPLICEMENTE FELICE?
Scegliere di vivere la propria vita felicemente come è naturale che sia.
La felicità si trova nella semplicità, accettando questo concetto si inizia a vivere semplicemente felice.
Se il tuo intento è quello di essere felice, allora complimenti sei nel posto giusto.
A CHI E’ DEDICATO QUESTO SITO?
A te che soffri nascosta da una lacrima, a te che il cuore sanguina nell’indifferenza di chi ti ha ferita, a te che stringi i denti e vai avanti nella giostra della solitudine.

domenica 8 febbraio 2015

I MIEI LIBRI

   
PENSAVO DI ESSERE UNA PECORA

Solo perché vivevo in un gregge

Marcello Argento


 Solo 4,90 euro per acquistarlo clicca sul bottone rosso


E' finalmente online il primo libro di Marcello Argento.

Se hai apprezzato i contenuti di questo blog, dedicato al benessere interiore, amerai Pensavo di essere una pecora.
Dopo anni di introspezione, riflessioni e studi è nato questo spazio virtuale, dove condividiamo con voi le migliori soluzioni per stare meglio e affrontiamo insieme le sfide quotidiane.
Con il tempo abbiamo imparato l'importanza di fare gruppo, di aiutarci a vicenda, di creare una community intorno ai temi che amiamo, perché le difficoltà di questo tempo sono le stesse per tutti noi.

Da tempo stavamo curando un progetto parallelo a questo blog, che ha spinto ciascuno di noi a tirare fuori le emozioni più genuine, a lasciarci andare in una risata spontanea e a far correre la fantasia intorno a virtuosismi letterari, facendoci amare la lingua italiana con le sue mille sfumature e variazioni.
Il risultato di questo impegno è stato un ebook, dall'eccezionale stile ridanciano!!! Il primo pensiero è stato quindi quello di condividerlo qui in anteprima per tutti voi, che inconsapevolmente ci avete ispirato a far bene, a far meglio.

Dall'introduzione:
Questo libro non è per tutti, questo è un libro per chi come te si sente diverso, ed è felice di esserlo. Ti chiedi se ne vale la pena leggerlo? Non posso dirti di no, non credi?

Ti posso dire però che se vuoi uscire "fuori" dalla normalità almeno per un po', se vuoi leggere qualcosa di diverso, allora compralo! 

Devi solo toglierti di dosso la corazza che tutti i giorni indossi, quale?

Quella della quotidianità, quella della razionalità e della serietà.”

All'interno dell'ebook troverete 15 racconti assurdi che vi faranno abbandonare la logica tipica del nostro modo di essere, che troppo spesso ci blocca in una realtà noiosa e ripetitiva.
Vi consigliamo di lasciare da parte la razionalità per un momento e di tuffarvi in una dimensione fatta di doppi sensi, modi di dire, proverbi e così via.

Avrete sentito anche voi parlare dei benefici di una bella risata sull'organismo.
Allora perché non farvi un regalo con Pensavo di essere una pecora, un ebook senza precedenti che vi farà ricredere su tutto ciò che pensavate dello scrivere un libro!!!

Ancora dubbi? Clicca sul bottone rosso in basso e poi facci sapere cosa ne pensi!!!                   

                                                           
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Hanno detto del libro...



Marcello Argento, con questo libro viene ad aprire un nuovo orizzonte ma solo a chi è pronto a fermarsi per assaporarne le sfumature. Questo confine è la felicità chiusa dentro ognuno di noi ma nascosta a chi la cerca fuori ... Già con una semplice introduzione, l'autore ci propone una scelta dove sta a noi la libertà di collocarci e rinunciare o iniziare il viaggio! Le storie sono di una freschezza e leggerezza che fanno prendere subito il volo e nel giro di qualche riga ti trovi lontano immerso in un sorriso. Per veri intenditori, da non perdere. Ho dimenticato di dire che quello che affascina è la geniale capacità di semplicemente felice di mettere insieme e articolare detti, proverbi e personaggi vari conosciuti con maestria e umorismo che con sorpresa producono una bella risata!
Paola Zugna scrittrice



domenica 25 gennaio 2015

UNO SCIOCCO SOGNATORE


Sono le quattro e mezza ormai, e sono ancora qui ascrivere della mia vita, a scrivere dei miei pensieri, quelli che vorrei spazzare via, per impiantarne altri di nuovi.

Pensieri di soddisfazioni e di riuscita per i miei intenti, giusto, quali sono i miei intenti? Sono quelli di ritrovare la mia pace, la mia serenità, la mia libertà!
Vivere delle mie passioni, avere la mente libera e farla fantasticare come quando da bambino immaginavo il mio futuro, come quando da ragazzo immaginavo di cambiare il mondo, come quando da giovane immaginavo di conquistarlo il mondo.

Ora vorrei ritornare sereno e fantasticare sull'universo, quello che sento dentro di me, quello che vedo intorno a me.
Tutto gira tutto si muove e io che sono al centro di questo universo, il mio universo, vibro oscillo e sono assente.

Chiudo gli occhi come a voler trovare risposte a queste mie sensazioni. Cosa si cela oltre, oltre l'umana vista? Come aprire questa oscurità, come arrivare alla luce? Ritorno in me, ritorno purtroppo alla “ragione” , non posso fare altro in questa notte troppo lunga e troppo scura.

Amo la vita perché è il regalo più grande che ho ricevuto, e la voglio vivere per quello che è, una meravigliosa avventura, e non una continua inutile ripetizione.
Solo i sogni possono aiutarmi, certo cos'altro può fare uno sciocco sognatore se non sognare?


TUTTO FINITO BENE

Di: Olga D'Ariano
scrittrice


"Qual'è il primo ricordo della tua infanzia?" è la domanda che mi è stata posta da un amico, voglio raccontarlo a lui e a voi lettori ora, qui.

Eravamo in una casa che non era la nostra, forse ospiti, credo di aver avuto tre anni e mezzo al massimo quattro.
Era estate e fuori casa si stava bene sotto l'ombra degli alberi allineati, con poco ordine, difronte alla casa, non erano molto distanti, sembravano formare una recinzione.

Massimo era nel passeggino, probabilmente dormiva, io, invece, saltellavo di qua e di là, sembravo una trottola, giravo su me stessa poi mi fermavo di colpo e osservavo, mi piaceva vedere che mentre io ero ferma tutto il resto si muoveva in circolo, era divertentissimo per me, in fondo, chi non lo ha mai fatto da bambino? Penso tutti.

Quando mi stancai di questo gioco mi avvicinai a quel roseo fagottino che era nel passeggino, respirava lentamente, con gli occhi chiusi, ignaro, ancor più di me, del mondo.
In quel momento pensai a come lo cullava colei che per molti anni chiamai mamma, così volevo provare anche io, mi alzai in punta di piedi per arrivare alla sbarra e strinsi le piccole dita, volevo solo cullarlo, spingendo il passeggino avanti e poi tirando indietro, ma qualcosa andò storto.
Portai il passeggino avanti e poi dovevo tirarlo in dietro, ma era pesante, troppo pesante per me.

Caddi e avendo entrambi le mani aggrappate mi portai anche Massimo con tutto il passeggino sopra il mio corpo.
Non sentii dolore, solo tanta, tantissima, paura.
Mi sentivo intrappolata sentivo il peso su di me, e Massimo cominciò ad urlare e piangere essendo stato svegliato, dal suo sonno profondo.
La sua vocina era così acuta da far male alle orecchie, cominciai a piangere, mi sembrava di non respirare.

Non ricordo chi venne in nostro soccorso, e per fortuna nessuno di noi si era fatto male, avevo solo qualche graffio io, che mi ero procurata nella caduta, Massimo stava bene, fu solo un terribile spavento.

Mi ripresi subito ricominciando il gioco che avevo interrotto, e Massimo tornò a dormire. 
Era tutto finito bene.

mercoledì 21 gennaio 2015

IO

Di; Olga D'Ariano
scrittrice

"Più veloce Massimo, più veloce!" Gridavo e ridevo mentre il vento gelido quasi bloccava il respiro, e non migliorava certo la situazione il mio giaccone, non molto pesante, ma l'unico che avevo.
Vicino a me c'era Vladimir, il mio migliore amico, era simpaticissimo e io lo trovavo molto bello quando sorrideva, urlava con me e teneva per mano la sorellina Katia. "Più veloce, più veloce!" La discesa sembrava interminabile ed era così divertente vedere Massimo rotolare nella neve, si divertiva un mondo lui che ad ogni giro su se stesso si fermava per scrollarsi la neve dal viso.
La sua risata era contagiosa e vivacissima. "Ora tocca a te" disse Vlad quando Massimo arrivò in fondo e cominciò a gridare "Dai, su, venite?" "No, tocca a te, prima i maschietti." dissi ridendo. "È da quando?" chiese facendo il broncio.
"Da ora" dissi e gli feci una pernacchia. "Uffa, tocca a me." gridò Katia buttandosi e rotolando velocemente.
Era così veloce che guardavamo sbalorditi e Massimo riuscì a spostarsi giusto in tempo per non essere travolto, ma cadde all'indietro, il suo piede era affondato nella neve.
Io e Vlad cominciammo a ridere e non riuscivamo a smettere, Massimo allora mise il broncio facendo l'offeso, ma non riuscì a fermare le nostre risate, anzi peggiorò solo la situazione, a tal punto che cominciò a farci male la pancia.
"Muovetevi, altrimenti io e Katy diventiamo vecchi!"
"Andiamo insieme?" Io sorrisi "Certo." Mi prese la mano e piano piano ci avvicinammo al punto dove iniziava la discesa.
Io chiusi gli occhi e respirai rumorosamente e sentii Vlad fare lo stesso, lo guardai e scoppiai a ridere di nuovo e lui facendo il finto spazientito disse "Ma vuoi essere seria, si o no?". Io risposi con una smorfia e poi staccando le mani ci buttammo al tre, eravamo velocissimi è il mondo girava con noi.
Era una giornata splendida, c'era tutto quello di cui avevo bisogno per sorridere un po': c'era Massimo con il suo visino contento, c'era Katia piccola e super coraggiosa, c'era Vlad e la neve, così tanta, era bellissima.
Mentre giravo chiusi gli occhi, sembrava un sogno.

lunedì 19 gennaio 2015

MIO PADRE

Di: Olga D'Ariano
scrittrice


Sarebbe stata l'ultima volta lo sapevo! Speravo di no, avevo paura, ma non potevo dimostrare di essere debole, dovevo essere forte per mio fratello, dovevo dargli coraggio come sempre, e lui l'avrebbe fatto con me.

Non sapevo che era meglio così, era meglio che lui rinunciasse a noi, avremmo avuto un'altra possibilità, una piccola possibilità di essere adottati, non lo sapevo, ma eravamo destinati a qualcosa di migliore della strada deserta.

La prima volta aveva portato tante cose da mangiare, ma una cosa ricorderemo sempre: il miele, lo amavamo entrambi, eravamo bambini, e quella dolcezza consentiva di allontanare dai nostri occhi piccole crudeltà che ci circondavano o che vivevamo sulla nostra pelle.

Dicendoci addio, lui allontanò quell'ultima parola che ci aveva legati fino ad allora: padre, rinunciando alla patria potestà, aveva permesso che ci fosse la possibilità che trovassimo qualcuno che avrebbe potuto essere migliore di lui.

Un nuovo padre, una nuova madre, una famiglia che sarebbe stata in grado di prendersi cura di noi, perché lui non ne sarebbe stato mai capace, non lo era stato per tutti quegli anni, non ci era riuscito neanche dopo che i servizi sociali gli avevano dato un ultimatum.

Non ho mai saputo cosa avesse pensato quando per l'ultima volta ci aveva salutato, per me piccola, c'era la speranza che tornasse, lo poteva fare, come aveva fatto già, tornava e restava per poco tempo, però tornava, e forse un giorno sarebbe rimasto per sempre.

Ma non sapevo che non sarebbe più successo, non sarebbe più tornato.
Quello è stato l'ultimo ricordo di lui.

sabato 17 gennaio 2015

PICCOLO MONDO

Di: Olga D'Ariano
scrittrice

"E quando raccontavo che quella piccola cicatrice sulla mano, fosse il segno della presenza di quel pizzico di magia capace di rendere felici i bambini buoni.
Loro sorridevano, si entusiasmavano assorti nel silenzio ad ascoltare con attenzione ogni mia singola parola, mi veniva quasi il dubbio che vi era davvero quella magia, di cui tanto nelle mie storie parlavo.
Tutti sui lettini sotto le coperte chi aveva freddo, e seduti appoggiati alle ringhiere chi non ne aveva, aspettavano che mi sedessi al loro fianco per raccontare, per loro avermi vicino era un piccolo vanto, qualcosa di cui andare fieri.

Se poi cominciavano a bisticciare, allora io prendevo sempre la mia decisione, mi sedevo sul lettino di mio fratello e dicevo "oggi andrò da Massimo".
Così mi accomodavo mentre lui prendeva la mia mano, che avrebbe tenuto per tutto il racconto, tutti subito in silenzio, non vi era più spazio, né tempo per le discussioni.

Il "Richiamo del Lupo", era così che chiamavo l'orario stabilito dal direttore dell'Istituto, era per le 8:30 mancavano solo 15 minuti e dovevano bastare, ogni sera per farli sognare senza paure e senza brutti risvegli nel cuore della notte con le lacrime agli occhi, per non sognare non ricordare un brutto evento.

Alle 8:30 in punto finivo ero già alla porta della camera, con la promessa sempre sulle labbra del mio ritorno, avevo già salutato tutti, non potevo non salutare qualcuno, chi con un bacio sulla fronte, chi con una carezza sulla testa, erano tutti miei fratelli eravamo una famiglia.

Arrivavo nella camera dei bambini più grandi, la mia camera e mi buttavo nel letto, giusto in tempo per non ricevere un rimprovero o una punizione ingiusta dalla sorvegliante, cominciavo a fantasticare, a creare la nuova storia o creare il seguito di quella che pochi attimi prima avevo raccontato.

Non potevo non farlo, il giorno dopo non avrei avuto altro tempo per pensare e poi buona notte piccolo mondo". 

mercoledì 14 gennaio 2015

UNA STORIA DA CANI

Solo per due sorrisi ma che siano incisivi


Una brutta mattina con pioggia vento ed un freddo da cani, un cane uscì fuori dal suo canile e disse: “voglio incidere un disco”. L'idea, gli era venuta dal fatto che secondo lui, c'erano tanti cantanti che cantavano da cani, quindi lui che era proprio un cane, perchè non poteva farlo? 

Fu così si mise in cammino alla ricerca di un discografico, cammina, cammina, cammina e cammina, ne incontrò uno, che per fortuna conosceva il linguaggio dei cani, così gli spiegò le sue intenzioni. Il discografico, un uomo dalle larghe vedute, si trovò d'accordo ma gli disse: “ tu non hai neanche un nome, non ti conosce nessuno, devi farti conoscere per prima cosa, va in giro a fare dei concerti e dopo possiamo fare sicuramente dei dischi”. 

A questo punto il cane, si mise alla ricerca di piazze e strade per fare i suoi concerti dal vivo, dopo qualche giorno di cammino, trovò una piazza che faceva a caso suo, fece stampare delle locandine pubblicitarie, le affisse in vari esercizi commerciali e preparò il palco dove cantare. 

La sera del concerto, sul palcoscenico con lui c'erano anche delle ballerine di can can, di fronte la piazza il cane annunciò il titolo del suo concerto “ Mancu li cani in concerto”. Infatti non c'era neanche un cane che stesse ad ascoltarlo, c'erano solo quattro gatti. 

Il cane a questo punto non si perdette d'animo, e andò randagio di piazza in piazza per fare il suo concerto, ma niente non riuscì ad avere successo con il suo “Mancu li cani in concerto”. Per la verità, ne girò molte di strade quel bastardo ma gli andò sempre male, così dopo una cinquantina d'anni che girava, tornò dal discografico con l'intento preciso di incidere un disco a tutti i costi, anche se non era stato capace di farsi un nome. Raccontato tutta la storia al discografico, il cane ormai stanco della vita da cani che aveva fatto, si mise a piangere e intenerì tanto il discografico da convincerlo a fargli incidere un disco. 

Fu così che egli, prese un disco e lo mise in bocca al cane e lo fece girare, il cane con i suoi incisivi, incise il suo tanto sospirato disco. Fatto il disco, ora bisognava venderlo, ma come fare? Al cane venne un'idea l'unico modo per vendere il disco era di pubblicizzarlo! 

Così ogni persona che incontrava, lui voleva far conoscere la sua incisione, e azzannava con i suoi incisivi i polpacci dei malcapitati, convinto che questo fosso un ottimo modo per far pubblicità. Tutto questo, durò fino a quando una persona con un bastone, gli diede un sacco di botte. 

Il cane poverino, si arrabbio, si arrabbio tanto da prendere la rabbia. E' da millenni ormai che il cane va in giro con rabbia a regalare le sue incisioni, visto che nessuno vuole comprarle. Ma chissà perchè nessuno lo capisce, eppure lui nelle sue incisioni ce la mette proprio tutta, e lascia fino in fondo i segni dei suoi incisivi. 

Speriamo per il bene del cane, che un giorno finisca per trovare un pubblico adatto al suo genere di musica. Vi voglio dire il titolo della sua ultima incisione caso mai vorreste ascoltarla o sentirla dal dal vivo, per me, questo titolo calza proprio a pennello al nuovo pezzo di questo cane, infatti il titolo è “ Can che abbaia non morde”.

martedì 13 gennaio 2015

UNA STORIA LEGNOSA

solo per sorridere 


Gli abitanti di Alberobello, stanchi di abitare sopra un albero, decisero di cederlo a dei pirati in cambio di una segheria, che stupidi, cosa potevano farci ora che non avevano più l'albero? “Fatti loro”. 

Intanto i pirati contenti dell'affare che avevano concluso, credettero di aver trovato l'albero della cuccagna, così in fretta e in furia, prima che gli abitanti di Alberobello cambiassero idea, portarono l'albero su un veliero a tre alberi e partirono per terre lontane, andarono alla ricerca di un'orchestrina che trovarono nella tana di un'orca, l'orchestrina infatti era la figlia dell'orca. 

I pirati che in realtà erano dei filibustieri, rapirono l'orchestrina e la portarono in vari teatri a suonare sinfonie e melodie di Mozart, diretta magistralmente dall'albero che ovviamente non poteva essere niente altro che un'albero maestro, non vi dico il successo che ebbero! 

Fatto sta che un re venuto a conoscenza del fatto, decise di invitarli nella sua reggia, così albero e orchestrina si trovarono al cospetto di sua maestà Pino V, il quale rimase così contento dell'opera, che volle tenerli con se. I pirati a questo punto si ribellarono perché non volevano perdere il loro tesoro, ma non ci fu niente da fare, poiché il re ordinò alle guardie di prenderli e di impiccarli sull'albero più alto della foresta. 

Intanto albero e orchestrina continuarono a suonare per secoli e secoli, finché l'albero si ammalò. Il re non sapendo cosa fare, chiamò un meccanico e gli fece vedere l'albero ammalato, il meccanico essendo un meccanico, l'unica cosa che poté fare, fu di fare una trasformazione, infatti trasformò l'albero maestro in un albero motore, che in seguito montò su una macchina di grossa cilindrata, la quale guidata da uno sfortunato pilota, alla prima curva uscì di strada andando a sbattere contro un grosso albero di quercia. 

Che fine tragica per il povero albero motore, finire a pezzi per colpa di un'altro albero. Questa storia si tramanda ormai da un paio di anni da albero ad albero. 
Tra me e me mi chiedo, sarà storia o leggenda? 

lunedì 12 gennaio 2015

INTESE

Di: Giulia Cabras


Esistono intese profonde di amicizia e amore che coinvolgono l’anima, basate su un legame di empatia così forte che spesso ciascuno, a dispetto della distanza, sente la gioia e la sofferenza dell’altro. Intese che superano l’attrazione fisica, rarissimi legami di due anime che comunicano tra loro, a dispetto della volontà e della ragione, anime che si sono cercate e attese a lungo e poi finalmente si sono trovate, niente e nessuno le potrà dividere o allontanare. Ogni difficoltà, ogni incomprensione, è una prova che rafforza queste straordinarie intese. Sono legami di cuore, coinvolgimenti nati per sfidare la distanza e il tempo, penso a tutte le cose che si intrecciano, le ciocche nei capelli, i vestiti stesi al sole e sotto il vento, le dita che trovano spazio tra altre dita, le edere che si abbracciano sui muri, le emozioni, i sorrisi, i pensieri, le vite con tante altre vite.

L'AMICIZIA

Di: Giulia Cabras


Io credo che la vera amicizia si ritrovi e si riveli tanto difficilmente, quanto un amore unico e raro e forse anche più. Ma se mai la incontreremo, cerchiamo in tutti i modi di averne cura, senza presunzione che sia scontata, senza l' arroganza e la debolezza di chiederle "prove" di fiducia, senza porle condizioni ma sempre rispettandola, dandole quella libertà che noi vorremmo e pretendiamo per noi stessi, perchè anche nella vera amicizia, alla fine un po si ama. 

domenica 11 gennaio 2015

LA SVEGLIA

Non era ancora l'alba che mi sentii chiamare, pensai, forse è l'insonnia che mi fa ricordare, che il mio destino è di non riposare, ma mi sbagliavo, era la sveglia che scaricava sul mio povero udito la sua carica. Che suono assillante, non c'era mica bisogno di suonare tanto, per ricordarmi che stava per ricominciare una nuova giornata, suonò per pochi istanti interminabili e ancora mi fa male la testa se cerco di ricordare. 

Mi alzai alla ricerca dell'equilibrio, per poter stare in piedi e li trovai i piedi, si ma i piedi del letto vicini al mio naso. Mi sforzai, mi tesi tutto e così tutto concentrato, riuscì a trovare la porta del bagno, mi lavai il viso con l'acqua fredda gelata e mi sentii rinascere. 

Ora si che potevo affrontare gli orrori ed i piaceri della vita quotidiana, mi affrettai, avevo voglia di un buon caffè, infatti dopo lo sbruffo della caffettiera, bevvi un caffè ristoratore, che piacere seduto davanti a un tavolo, prepararmi quel caffè con lo zucchero e poi berlo senza pensare a niente. Ma ora mi dovevo dar da fare, avevo davanti a me circa diciotto ore da passare prima di poter nel letto ritornare. 

Appena seduto in macchina, il mio volto cambiò umore, era già incominciato lo stress della vita di giorno. Sulle ore di lavoro non c'è nulla da dire, sono solo delle ore che vorrei cancellare, nel pomeriggio inoltrato, come di consueto cercai di distrarmi creando momenti di monotoni giochetti, per fortuna scese la sera a rompere d'incanto quella fiacca monotonia. 

Ora per me era arrivato il momento più bello, potevo sognare e mandavo il pensiero alla ricerca di idee fantastiche, costruivo castelli, forse qualcuno dirà che erano castelli di sabbia, ma comunque sia, erano sempre castelli. Passai tutta la notte in questo piacere ossessivo, e senza chiudere occhio passarono lente le ore fino ad arrivare a quel momento tragico del suono della sveglia.

sabato 10 gennaio 2015

IL LIBRO DELL'AMORE E' LUNGO E NOIOSO

Di: Giulia Cabras



Nessuno riesce a sollevare quella dannata cosa, è pieno di grafici, fatti, figure e istruzioni su come ballare. Ma io amo quando me lo leggi, e tu puoi leggermi qualsiasi cosa. Il libro dell'amore ha della musica al suo interno, infatti la musica viene proprio da lì, un po' di questa è trascendentale, un po' di questa è davvero stupida. Amo quando canti qualcosa per me, e tu puoi cantarmi qualsiasi cosa. Il libro dell'amore è stato scritto moltissimo tempo fa, è pieno di fiori e scatole a forma di cuore, di cose che non possiamo sapere poiché siamo troppo giovani. Ma io amo quando mi dai qualcosa e tu mi dai l'amore.

venerdì 9 gennaio 2015

IL GALLETTO INTRAPRENDENTE

Solo per due sorrisi


Il galletto intraprendente ex galletto "valle spluga", era proprio un galletto tutto pepe e si intrometteva in ogni cosa, pensate che andò in un harem in Persia, e volle fare il galletto con tutte quelle donne, ma gli andò un po' male, perchè un peso gallo, lo sfidò sul ring e lo conciò per le feste. Infatti senza rendersi conto il galletto si trovò in un tegame, per fortuna si riprese in tempo e scappò via, purtroppo però nello scappare, ci lasciò le penne, così non potè scrivere neppure una cartolina alla povera madre galla, che aspettava ormai da tempo notizie del figlio. Non potete immaginare come fosse ridicolo il galletto senza penne, fu così che molti suoi coetanei lo presero in giro chiamandolo: pollo. Per nulla infastidito della situazione che si era venuta a creare, il galletto, ricomincio la sua carriera di galletto intraprendente, fu così che intraprese con molta intraprendenza la via del pollaio, per strada incontrò una vecchia gallina che parlava come un'oca e se ne innamorò. A chi gli facesse notare che avesse sbagliato ad innamorarsi di una vecchia gallina, lui rispondeva “gallina vecchia fa buon brodo”. In realtà lui pensava di aver trovato la gallina dalle uova d'oro, ma si fa per dire perchè la gallina, ormai vecchia di fare uova proprio non ne voleva sapere. A questo punto il galletto che non dimenticatevi era uno intraprendente, se ne andò dal pollaio alla ricerca di nuovi lidi. Fu così che su una bellissima spiaggia, costruì una città: Gallipolli, questo fu il nome che gli diede. Fatta la città, la vendette subito ai gallipollini, la vendette per un uovo, perchè pensò, meglio un uovo oggi che una gallina domani. I gallipollini, successivamente cambiarono il nome della loro città chiamandola Gallipoli. Il galletto intanto, fece una cura ricostituente a base di uova e ritornò a fare la vita di prima, non perdeva neanche un'occasione per fare il galletto con tutti, ma inaspettatamente, incontrò pane per i suoi denti, si fa per dire visto che denti lo sventurato, non ne aveva neanche uno. Infatti incontro uno spadaccino che lo sfidò a duello, ed il povero galletto finì così la sua intraprendenza infilzato a uno spiedo e venduto per pochi denari.

giovedì 8 gennaio 2015

LA NUOVA LINEA

solo per sorridere un po'

Era quasi imbrunito quando da dietro un angolo sbucò fuori una linea dai lineamenti dolci e ben disegnati, se ne stava ferma ed immobile a fissare un punto nel vuoto, da questo si deduceva che fosse una linea retta, ma ad un tratto cadde la linea e tutti rimasero senza parole, per fortuna non si fece molto male, ma come si sa, una volta caduta una linea non può rimanere al proprio posto. Così gli fu dato un biglietto ferroviario e la linea divenne una linea di partenza, prese i bagagli e si apprestò a partire, ma nessuno volle darle retta, eppure era una linea retta. Non potè fare altro che allinearsi con dei paesi non allineati, ma era già chiaro che la povera linea stava per diventare una linea di confine. Dopo un tratto trovò un punto, ora si che poteva tratteggiare dappertutto, e così tratteggia di qua e tratteggia di la, la linea, fece un trattato con la parallela. Era proprio contenta perchè ogni volta che vedeva la parallela le veniva da ridere, le sembrava curiosa e rideva, non si rendeva conto che la parallela altro non era che lei stessa allo specchio, ma voi non glielo dite mi raccomando, perchè indubbiamente ci rimarrebbe molto male, e sicuramente si ritroverebbe subito a capo, a capolinea si intende. Perciò fatevi le linee vostre e lasciatela in fila per tre con il resto di due.

mercoledì 7 gennaio 2015

UNA STORIA CALDA

Scusate la mia follia
solo per riscaldarci un po'

All'alba di una giornata limpida e luminosa, nacque il Sole! Non si sa ancora di preciso se portato da una cicogna, oppure se partorito dopo nove mesi da mamma galassia. Comunque sia nacque, non c'è ombra di dubbio, il nome gli fu dato da dei lontani parenti che un po' lunatici, decisero che questo poveretto doveva restare da solo, quindi Sole gli stava proprio bene. Eppure, il nascituro non aveva nessuna colpa, ma a volte bisogna comportarsi come vuole chi scrive la storia. Così il Sole restò da solo pensando che è meglio Sole che male accompagnato, infatti lui da solo, stava proprio bene, soffriva un po il caldo per la verità, ma meglio sentir caldo che freddo, pensava tra se e se. In un pomeriggio che il Sole se ne stava proprio assolato, passò li vicino la Luna la quale si innamorò subito del bel Sole, ma lui destinato a rimanere solo come un Sole, fece finta di non vederla. Così la povera Luna, rimase scottata da quel suo grande amore e soffrì tanto da diventar mezzaluna, infatti non mangiava ne beveva, ma viveva di Sole riflesso o di Sole riflessioni. Questa storia dura ormai da sempre ma i due purtroppo non potranno mai amarsi, giocano solo a rincorrersi, vivranno così infelici e scontenti.

martedì 6 gennaio 2015

LA SOLITUDINE

Di: Paola Zugna scrittrice

"Secondo me, la solitudine è dell'essere umano, uomo e donna, bambino, adulto e anziano, nessuno ne è esente. La solitudine è presente nell'essere da solo o insieme ad altri accompagnando in silenzio, a volte gridando forte dentro di noi, quella sensazione di vuoto, di un buco che non si riesce a colmare e ci sentiamo soli anche in mezzo alla folla. E quando alza la voce, spesso cerchiamo di farla tacere, circondandoci di rumore: impegni, compagnia, musica, lavoro... senza renderci conto che la solitudine è un dono! Chi impara a darle ascolto e affina l'orecchio alla sua voce, incontra una fedele compagna, una guida personale che si prende cura di noi, con tutte le nostre diversità e necessità. La solitudine offre la possibilità di entrare in se' stessi e fare la nostra conoscenza, ci concede un dialogo in una libertà di pensiero che ci ricostruisce e rigenera. La solitudine ci conduce sulla strada che cercavamo, che avevamo smarrito o ancora mai trovata, donandoci la risposta a quel desiderio d'infinito che abbiamo dentro: Dio che e' Amore, infinito ed eterno, può saziare la nostra solitudine, perché lei tace solo quando amiamo e siamo amati". 
http://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1106634/PENSIERI_CON_IMMAGINI#!

venerdì 2 gennaio 2015

IMMENSAMENTE GRATO

Mi è venuta una gran voglia di viaggiare, chiudo gli occhi e inizio a volare nell'immensità del cielo, tutte le cose materiali svaniscono, mi sembra di sorvolare il mare, andando per un po' veloce e un po' piano, se mi va di guardare da vicino le onde e le coste sottostanti. 
Vedo una spiaggia in un'insenatura con un ombrellone e una sdraio, forse è il luogo di riposo di Dio penso, un po' più avanti una grande spiaggia piena di conchiglie di vari tipi e dimensioni, sarà la tavolozza dei suoi colori? 

La particolarità di questo mio viaggio, è il fatto che non incontro nessuno, niente persone, niente costruzioni, qualche uccello, pochi animali, solo mare e terra tutto incontaminato. Ho l'animo colmo di gioia, vedo degli isolotti verdi smeraldo che spuntano come stelle nel cielo in questo mare azzurro cristallino, le spiagge bianche avorio formano un anello tutto intorno a questo verde, è il “paradiso” penso, questa dimensione è sicuramente il paradiso. 

L'acqua trasparente come l'aria mi consente di vedere il fondale, colorato dai mille colori di pesci variopinti che li vivono. Che armonia, sono immensamente grato all'universo per tutta questa “ricchezza” che mi dona. Posso restare qui per sempre? Non so se questo sia voler sfuggire alla realtà, no, penso che ho solo voglia di crearmi una nuova realtà, quella che realmente voglio come mia realtà. Sarà poi l'universo a darmi la possibilità di viverla pienamente. 

Ho la mente trasformata, connessa all'universo e alla sua immensità, mi sento parte di esso e godo di questa sua benevolenza nei miei confronti. Non ho più corpo ma solo spirito, energia universale, senza tempo, senza un posto, solo il momento nello spazio infinito, è come se io fossi tutto lo spazio infinito, in questo attimo non esiste altro se non il momento infinito.