Non
era ancora l'alba che mi sentii chiamare, pensai, forse è l'insonnia
che mi fa ricordare, che il mio destino è di non riposare, ma mi
sbagliavo, era la sveglia che scaricava sul mio povero udito la sua
carica. Che suono assillante, non c'era mica bisogno di suonare
tanto, per ricordarmi che stava per ricominciare una nuova giornata,
suonò per pochi istanti interminabili e ancora mi fa male la testa
se cerco di ricordare.
Mi alzai alla ricerca dell'equilibrio, per
poter stare in piedi e li trovai i piedi, si ma i piedi del letto
vicini al mio naso. Mi sforzai, mi tesi tutto e così tutto
concentrato, riuscì a trovare la porta del bagno, mi lavai il viso
con l'acqua fredda gelata e mi sentii rinascere.
Ora si che potevo
affrontare gli orrori ed i piaceri della vita quotidiana, mi
affrettai, avevo voglia di un buon caffè, infatti dopo lo sbruffo
della caffettiera, bevvi un caffè ristoratore, che piacere seduto
davanti a un tavolo, prepararmi quel caffè con lo zucchero e poi
berlo senza pensare a niente. Ma ora mi dovevo dar da fare, avevo
davanti a me circa diciotto ore da passare prima di poter nel letto
ritornare.
Appena seduto in macchina, il mio volto cambiò umore, era
già incominciato lo stress della vita di giorno. Sulle ore di lavoro
non c'è nulla da dire, sono solo delle ore che vorrei cancellare,
nel pomeriggio inoltrato, come di consueto cercai di distrarmi
creando momenti di monotoni giochetti, per fortuna scese la sera a
rompere d'incanto quella fiacca monotonia.
Ora per me era arrivato il
momento più bello, potevo sognare e mandavo il pensiero alla ricerca
di idee fantastiche, costruivo castelli, forse qualcuno dirà che
erano castelli di sabbia, ma comunque sia, erano sempre castelli.
Passai tutta la notte in questo piacere ossessivo, e senza chiudere
occhio passarono lente le ore fino ad arrivare a quel momento tragico
del suono della sveglia.
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