Di: Olga D'Ariano
scrittrice
"E
quando raccontavo che quella piccola cicatrice sulla mano, fosse il
segno della presenza di quel pizzico di magia capace di rendere
felici i bambini buoni.
Loro
sorridevano, si entusiasmavano assorti nel silenzio ad ascoltare con
attenzione ogni mia singola parola, mi veniva quasi il dubbio che vi
era davvero quella magia, di cui tanto nelle mie storie parlavo.
Tutti
sui lettini sotto le coperte chi aveva freddo, e seduti appoggiati
alle ringhiere chi non ne aveva, aspettavano che mi sedessi al loro
fianco per raccontare, per loro avermi vicino era un piccolo vanto,
qualcosa di cui andare fieri.
Se
poi cominciavano a bisticciare, allora io prendevo sempre la mia
decisione, mi sedevo sul lettino di mio fratello e dicevo "oggi
andrò da Massimo".
Così
mi accomodavo mentre lui prendeva la mia mano, che avrebbe tenuto per
tutto il racconto, tutti subito in silenzio, non vi era più spazio,
né tempo per le discussioni.
Il
"Richiamo del Lupo", era così che chiamavo l'orario
stabilito dal direttore dell'Istituto, era per le 8:30 mancavano solo
15 minuti e dovevano bastare, ogni sera per farli sognare senza paure
e senza brutti risvegli nel cuore della notte con le lacrime agli
occhi, per non sognare non ricordare un brutto evento.
Alle
8:30 in punto finivo ero già alla porta della camera, con la
promessa sempre sulle labbra del mio ritorno, avevo già salutato
tutti, non potevo non salutare qualcuno, chi con un bacio sulla
fronte, chi con una carezza sulla testa, erano tutti miei fratelli
eravamo una famiglia.
Arrivavo
nella camera dei bambini più grandi, la mia camera e mi buttavo nel
letto, giusto in tempo per non ricevere un rimprovero o una punizione
ingiusta dalla sorvegliante, cominciavo a fantasticare, a creare la
nuova storia o creare il seguito di quella che pochi attimi prima
avevo raccontato.
Non
potevo non farlo, il giorno dopo non avrei avuto altro tempo per
pensare e poi buona notte piccolo mondo".
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